lunedì 6 agosto 2012

CAMPOBASSO. "MARCINELLE - GLI EROI DELLA NOSTRA MEMORIA.

Campobasso 6 agosto 2012

STELLE AL MERITO DEL LAVORO “ALLA MEMORIA”.
GLI EROI DELLA NOSTRA MEMORIA.


Caduti di Marcinelle 8 agosto 1956
CASCIATO Felice nato a Sant’Angelo del Pesco (IS) – Moglie tre figli
CICORA Francesco nato a San Giuliano di Puglia (CB) – Moglie e sei figli
GRANATA Francesco nato a Ferrazzano (CB) – Moglie e due figli
GRANATA Michele nato a Ferrazzano (CB) – Moglie e due figli
MOLITERNO Michele nato a Ferrazzano (CB) – Moglie e quattro figli
NARDACCHIONE Pasquale nato a San Giuliano del Sannio (CB) – Moglie e tre figlie
PALMIERI Liberato nato a Busso (CB) - Celibe
Credo sia importante, in occasione del 56° della tragedia mineraria di Marcinelle, dedicare, ancora una volta un pensiero, una riflessione su questa vicenda amara che rappresenta una delle tante pagine tristi della storia dell’emigrazione, che è poi la nostra storia.
La storia  non solo in quanto racconto di fatti e avvenimenti lontani, ma la storia intesa come qualcosa di strettamente legato alla nostra memoria e alla nostra cultura: la cultura di una comunità, che nasce dal consolidarsi e dal tramandarsi nel tempo esperienze, racconti, eventi, valori riconosciuti come universali e condivisi.
Nell’epoca della civiltà delle immagini in cui tutto scorre ininterrottamente e si esaurisce nel frammento di pochi istanti, il flusso degli eventi scivola veloce nelle immagini di uno schermo e la scomparsa lenta dei protagonisti e dei testimoni ci può far perdere, a volte, il significato autentico degli avvenimenti, delle cause che li hanno determinati e delle conseguenze che hanno prodotto.
Riflettere sulle problematiche legate al mondo dell’emigrazione acquista ancor più valore in un momento storico in cui questo argomento è oggetto quotidianamente delle cronache dei giornali, del dibattito politico e non solo. L’incontro tra culture dovuto ai flussi migratori, seppur determinato dal bisogno e dalla speranza, ieri come oggi, di costruirsi un futuro migliore, dovrà necessariamente tradursi in occasione di arricchimento umano e culturale, oltre che economico.
Il nostro grato pensiero deve essere rivolto alle generazioni di italiani impegnati a scavare gallerie, nell’edilizia e nell’agricoltura, nei lavori pesanti e disagiati, con alloggi precari, a volte vere e proprie baracche, sottoposti a sacrifici umani, materiali e sociali e spinti all’estero dalla voglia di migliorare le proprie condizioni di vita.
Nell’anno 2000 ho iniziato ad occuparmi della vicenda di Marcinelle, rendendomi conto che il fluire del tempo non può sopprimere il ricordo delle tragedie che scandiscono inesorabilmente la vita dell’uomo.
Il ricordo, è un dovere che assume un valore più grande quando il ricordo è ispirato da profondi sentimenti di partecipazione al dolore altrui.
Per grandi linee ricordiamo quale fu la dinamica della ‘catastròfe’ di Marcinelle:
Ore 8.10 di una calda giornata d’agosto: è l’ 8 agosto 1956. La tragedia si abbatte sul pozzo Saint Charles del Bois du Cazier.
La gabbia, cui era stato agganciato in maniera errata un carrello pieno di materiale di scavo, battendo contro le pareti del pozzo, spezza una putrella, trancia il cavo ad alta tensione che immette energia elettrica nelle sedi di estrazione e la vicina condotta forzata dell’olio.
Come in tutte le grandi tragedie il fattore umano è stato un elemento importante: potremo chiamarlo ‘distrazione’, ‘disattenzione’, ‘mancanza di protezione per condizioni di lavoro pericoloso’. Il freddo conteggio porta questi dati:
262 minatori morti, appartenenti a 12 nazioni, di cui 136 italiani e tra questi 7 molisani.
Il più anziano dei minatori si chiamava Wilmar Germain, nato nel 1897; il più giovane, Gonet Michel era nato il 3 giugno 1942. I minatori lasciarono 406 orfani.
Nella triste ‘catastròfe’ di Marcinelle, primo attore fu il bojanese Antonio Iannetta che era l’incaricato della manovra e che, purtroppo, non riuscì ad evitare la sventura.
Fu l’inferno: il fuoco ed il fumo furono il campanello d’allarme a tutto il paese che corse attonito e sbigottito alla ‘mina’, quando i primi soccorritori già giunti sul posto, trovavano una situazione inimmaginabile cercando di raggiungere la galleria più bassa, posta a 1035 metri di quota.
Solo dopo quattro lunghi giorni fu possibile raggiungere il livello 907.
I parenti e la gente accorsa da più parti, aggrappati al cancello del Bois du Cazier attendevano muti qualche parola di speranza. Con il passare dei giorni la speranza farà posto alla disperazione e soltanto il 17 dicembre la mina matrigna restituirà le ultime quattro vittime.
Iniziò il processo per accertare i colpevoli ed il 1 ottobre 1959 il Tribunale di Charleroi emise il verdetto di assoluzione per gli amministratori e i direttori della miniera.
L’11 febbraio scorso Antonio Iannetta è morto a 88 anni a Toronto in Canada, dove si era trasferito: con lui sono spariti i segreti di Marcinelle. Avrebbe potuto ricordare come andarono esattamente le cose, ma sparì pochi mesi dopo l’incidente e solo nel 1976 fu ritrovato ed intervistato da un giornalista belga ma, poco si capiva dal suo racconto, fatto in un incredibile dialetto intervallato da scoppi di pianto irrefrenabili.
E’ giusto evidenziare che Iannetta nel corso del processo aveva cambiato sette volte la sua versione dei fatti.
Come già detto, nell’anno 2000 con il Consolato Regionale Maestri del Lavoro, inizio ad occuparmi del PROGETTO MARCINELLE ed a fare  ricerche sui familiari dei poveri minatori deceduti.
Nel mio cuore quelli che ho incontrato e conosciuto occupano un grande spazio; questi incontri hanno scavato la mia coscienza e mentre scorrono le immagini di muta comprensione, rivedo le lacrime di Lina Nardacchione, una delle vedove, che ha messo a nudo la sua anima rappresentando il dolore del ricordo e piangendo per un’ora intera.   
Rivedo Carmelina Granata, che a distanza di tanti anni piange ancora il suo uomo ricordando che il suo corpo fu il primo ad essere riportato alla luce.
Segnati dalla tragica vicenda, gli orfani del ’56, uomini e donne cresciuti in fretta, come Armando Casciato che, per sopravvivere, andò a Napoli a 12 anni a lavorare come lavapiatti.
La tragedia nella tragedia fu una lettera di Michele Cicora, dal quale appresi che il corpo del padre non era stato ritrovato: attualmente nel cimitero del Bois du Cazier una lastra di pietra grigia lo ricorda, come altri poveri minatori, con su scritto ‘INCONNUE’. Michele che vive a Londra e non ha conosciuto il padre, periodicamente si reca a Marcinelle per interrogare persone anziane che possano averlo conosciuto e ricevere notizie su di lui.
Ritengo che con le tante iniziative realizzate dai Maestri del Lavoro del Molise, nella Regione Molise, nei comuni ed anche a livello nazionale con i Maestri del Lavoro e Enti vari, la collaborazione offerta da Giuseppe Ruffo, mio marito, con i libri riguardanti questo centro della Vallonia: ‘Il tempo della memoria. Marcinelle 45 anni dopo’; ‘La cloche di Marcinelle’ e ‘Da Marcinelle a San Giuliano di Puglia’; con incontri nelle scuole per promuovere anche  progetti internazionali, abbiamo fatto del nostro meglio per riportare all’attenzione di tutti questa vicenda di dolore e di lavoro.

LA MINIERA DI MARCINELLE PATRIMONIO MONDIALE DELL'UMANITA'.




L'Unesco ha dichiarato la miniera di Marcinelle patrimonio dell'umanità
"Il riconoscimento dell'Unesco segnala un luogo storico dell'emigrazione italiana e come la cultura è anche il frutto del lavoro e delle fatiche umane,che hanno segnato profondamente la storia della mobilitä umana". E' quanto afferma mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes, a commento della notizia che la miniera di Marcinelle è stata dichiarata patrimonio dell' umanità da parte dell'Unesco. "Marcinelle - ha aggiunto mons. Perego – è un luogo culturale che educa alla sicurezza sul lavoro, ma anche a come il lavoro sia un diritto fondamentale".

Marcinelle 8 agosto 2012 ore 8,10
Come ogni anno, Mariae Mater Orphanorum, la campana fusa dalla Fonderia Marinelli di Agnone nell’ambito del Progetto Marcinelle, darà 262 rintocchi seguiti dal nome e cognome dei minatori deceduti l’8 agosto 1956. Saremo, nello spirito, tutti presenti per ricordare e dire, così come suggerisce la poetessa Alda Merini:
“Così sei morto senza parola, perché non volevi dirci addio”. 
                                         MdL Anna di Nardo Ruffo


MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REGIONE MOLISE
 A. Michele Iorio.

Il riconoscimento quale patrimonio dell’UNESCO della miniera di Bois du Cazier, a Marcinelle, in Belgio, rappresenta il massimo tributo che le civiltà evolute a livello globale possono fare alle 262 vittime, tra cui molti italiani e vari molisani, dell’esplosione che investì quell’impianto l’8 agosto del 1956. La miniera di Marcinelle, dunque, diventa, insieme alle altre tre riconosciute dall’UNESCO, sempre in Belgio, monumento e monito perenne all’umanità tutta affinché il lavoro, che è a base di ogni civiltà, sia svolto in condizioni di sicurezza, senza sfruttamento e con una giusta retribuzione. Tutte condizioni che erano in scarso modo rispettate in quella miniera di Marcinelle nel 56 e che ancora non lo sono in altre parti del mondo, in cantieri o in luoghi di lavoro. Nel ricordare allora quell’evento e il dolore che ingenerò nelle famiglie e nell’opinione pubblica, il Molise del 2012, idealmente raccolto davanti ai cancelli di  Bois du Cazier,  tributa onore a chi ha perso la vita lavorando e ribadisce l’impegno ad affinare l’azione di prevenzione e di salvaguardia di ogni iniziativa occupazionale. Occorre che le Istituzioni statali, regionali e locali, di carattere pubblico e privato, lavorino sempre più in rete, rispondendo ad una logica di collaborazione franca ed efficace, affinché ogni lavoro, in ogni parte del mondo, anche il più pericoloso, venga svolto in condizioni di sicurezza e di garanzia. È questo un obiettivo che qualifica una civiltà e che nessun progetto o idea di crescita e sviluppo sociale ed economico non può permettersi di trascurare.



MICHELE PETRAROIA
IL MOLISE RENDA ONORE AL SACRIFICIO DEI NOSTRI MIGRANTI !
L’8 agosto 1956 alle ore 8.10 esplose la miniera di carbone BOIS DU CAZIER, al Pozzo Saint Charles a Marcinelle in BELGIO e seppellì per sempre 262 minatori, di cui 136 italiani e 7 molisani. Una tragedia annunciata dalla condizioni insicure in cui si svolgeva un lavoro duro e con una vigilanza carente dovuta alle pressioni di chi aveva bisogno di produrre energia a tutti i costi. L’Italia dopo il disastro della II° Guerra Mondiale sancì un accordo umiliante col Belgio denominato  “ UOMO – CARBONE “ che prevedeva l’invio di mille minatori italiani a settimana in cambio di 200 chili al giorno di carbone per ogni nostro emigrante. L’intesa stabiliva che l’età massima dei lavoratori non doveva superare 35 anni, il contratto era per 12 mesi e gli arnesi erano una pala, una piccozza, un casco e una lampada. Questa tratta autorizzata di essere umani spinse i diseredati del Mezzogiorno a cercare fortuna in Belgio pagando un tributo di sangue alla storia di una patria capace di sfruttarli anche all’estero. Morirono a Marcinelle 60 abruzzesi ( di cui 40 solo del comune di Mannoppello ), 22 pugliesi, 4 calabresi, 5 veneti, 12 marchigiani e 7 molisani ( Palmieri Liberato nato l’11.02.1920 a BUSSO, Francesco Granata, Michele Granata e Michele Moliterno nati rispettivamente il 9.01.1916, 27.10.1913 e l’11.05.1917 a FERRAZZANO, Felice Casciato nato il 23.09.1912, Francesco Cicora nato il 1.11.1908 a SAN GIULIANO DI PUGLIA e Pasquale Nardacchione nato il 16.04.1930 a SAN GIULIANO DEL SANNIO ). Una sciagura immane che lasciò 406 orfani, centinaia di mutilati e una ferita lacerante nel mondo del lavoro che non si è mai rimarginata. Il più bravo autodidatta molisano, il bracciante-minatore, Donato Del Galdo di San Giuliano di Puglia, costretto ad emigrare in Belgio perché comunista dal locale sistema di potere in mano ai potentati democristiani, celebrati con troppa superficialità da vuoti post-moderni che ignorano le lotte popolari molisane, descrisse con rara lucidità il salto dal sole scottante delle nostre campagne al buio freddo delle viscere delle miniere del Belgio. E nel suo nome e in quello delle vittime di Marcinelle che domani sarò presente a BUSSO alla manifestazione commemorativa in programma alle 16.00 con tutti i comuni molisani che registrarono vittime, insieme ai familiari di quei nostri emigranti e ai Maestri del Lavoro che hanno saputo tenere vivo il ricordo amaro di questa triste pagina molisana. E dalle pieghe di quella sofferenza si trasmetta il messaggio che ora e sempre và rispettata la vita, la sicurezza sul lavoro và garantita e la dignità degli uomini non è una merce !











MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE
Mario Pietracupa 

‘Il monito di Marcinelle: ricordare il valore assoluto
del lavoro sicuro non solo l’8 agosto’

Eccoci di nuovo improvvisamente proiettati nella ‘Giornata del sacrificio del lavoro italiano nel mondo’, la rievocazione della tragedia di Marcinelle e, per noi, di tanti molisani portati via da un assurdo destino in quella buia mattina dell’estate 1956.
L’anno scorso, in questa stessa giornata, ero a Marcinelle, davanti al monumento che ricorda la catastrofe. Accompagnato dai Maestri del Lavoro, portai i saluti di tutta la Regione e deposi una corona di fiori in ricordo dei nostri corregionali molti dei quali giovanissimi, morti sul lavoro. Fu una giornata emotivamente difficile, un momento che non posso e non voglio dimenticare, intriso di commozione e di orgoglio ferito italiano e molisano.
Lo stesso stato d’animo mi pervade oggi, pur non essendo testimone diretto della commemorazione. Soprattutto, mi vengono in mente le tante situazioni di lavoro ancora colpevolmente al limite, se non oltre, della legge. Così come penso agli altri esempi estremi in cui c’è chi, pur di far quadrare i conti e costretto dal bisogno, antepone la certezza della propria occupazione alla salute e alla sicurezza, barattando addirittura il lavoro con la vita.
Più volte sono intervenuto sull’argomento e, oggi più che mai, confermo le mie preoccupazioni per quanto di drammatico vivono tanti lavoratori molisani e italiani. Marcinelle era in un’altra epoca è vero, ma la soglia di attenzione verso il problema della sicurezza sul lavoro, resta al massimo livello e il problema è attuale e scottante.
Condivido in pieno la richiesta del Signor Prefetto di Campobasso, Sua Eccellenza, Stefano Trotta, uomo non solo delle Istituzioni, ma dotato di straordinaria concretezza, presenza e attenzione per quanto avviene intorno a noi. E’ giusto fermarsi, riflettere e trasferire le nostre emozioni anche nel rapporto interpersonale con coloro che incontriamo tutti i giorni: giovani, collaboratori, rappresentanti delle Istituzioni, cosa che abbiamo fatto in maniera semplice, senza enfasi né proclami all’interno della nostra struttura. Posso pertanto affermare che interpreto il pensiero dell’intero Consiglio regionale, sempre sensibile a questo genere di sollecitazioni, che intende ricordare nel modo più solenne e sentito le vittime molisane di Marcinelle, e tutti quelli che hanno perso la vita sacrificandosi sul lavoro, generosamente protesi verso le necessità dei propri cari. Ma non basta.
Mai come in questo momento il diritto al lavoro sicuro assume un valore assoluto, primario. L’alto sacrificio delle vittime di Marcinelle è lì a ricordarlo, sempre, senza simboli e monumenti, ma con un monito che noi amministratori e tutta la società civile abbiamo il dovere di osservare nei fatti e nel tempo, non solo quando ad amplificarlo sono le date del calendario.



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